Questa volta vorrei raccontarti una storia di innovazione che mi ha molto colpito e da cui ho tratto numerosi insegnamenti.
Se hai perso le ultime tre newsletter te le metto qui sotto:
Pronti? Vamos
Ladislao Birò era un tipo speciale, un mezzo artista e inventore con una forte passione: quella di migliorare le cose.
Insieme a suo fratello erano soliti provare continuamente nuove invenzioni, avevano rafforzato una serratura per essere più resistente ai furti e creato un vetro speciale per le alte temperature. Nel corso dei sui esperimenti creò anche il prototipo di un cambio automatico che vendette alla General Motors.
Il problema è che tutte queste “invenzioni” non gli davano da vivere ma rimanevano un semplice hobby, per cui il suo mestiere principale continuò ad essere quello di giornalista per una rivista di Budapest.
Ladislao Birò aveva un fissa, una fobia molto particolare, odiava avere le mani sporche. Le lavava e puliva di continuo ma come giornalista non poteva evitare pennini e penne stilografiche.
Il problema delle stilografiche è che andavano ricaricate molto spesso, era necessario sempre aspettare che l’inchiostro si asciugasse ma peggio di tutto macchiavano di continuo fogli e mani.
Questo cosa non poteva sopportarla.
Lavorando in un giornale pensò che un valido sostituto del comune inchiostro delle penne poteva essere quello usato dalle rotative: si asciugava molto più rapidamente e non lasciava macchie. Inserire questo inchiostro dentro una penna però non funzionava, la sua viscosità rendeva la scrittura poco fluida e non scorreva sul foglio facilmente.
Un giorno guardando dei ragazzi che giocavano con le biglie vide una cosa che lo colpì all’istante: la pallina uscendo da una pozzanghera lasciava sul terreno una striscia uniforme e regolare. Per Ladislao fu una folgorazione: e se tra il contenitore dell’inchiostro e la carta riuscissi a inserire una pallina?
Una osservazione banale ma che faceva tutta la differenza del mondo.
Si mise subito all’opera con il fratello Georgy che nel frattempo migliorò la viscosità dell’inchiostro e nel 1938 consegnò il brevetto. L’idea era geniale: cambiando la punta della penna a stilo con una sfera, l’inchiostro usciva uniforme e veloce.
I tempi però erano durissimi, stava arrivando la guerra e a causa delle sue origini ebraiche dovette fuggire prima a Parigi e poi in Argentina, per cui la sua invenzione rimase lì nel cassetto.
Inoltre i costi di produzione di una penna a sfera erano troppo alti per le tasche di Birò, che a malincuore dovette abbandonare la sua idea e cedere i diritti ad un barone di origini torinesi trasferitosi in Francia, tal Marcel Bich.
Bich intuì subito le potenzialità commerciali di quello che aveva per le mani e fece due cose: perfezionò ancora la sfera e l’inchiostro fino a renderli estremamente pratici ma soprattutto utilizzò materiali super economici abbattendo i costi di produzione.
La nuova penna prese il suo nome (venne tolta la ‘h’ per motivi di pronuncia in lingua inglese) e fu subito boom: il barone Bich produsse fino a 10 milioni di biro al giorno, mentre il nostro povero Laszlo Birò morì, sconosciuto e in miseria, in un sobborgo di Buenos Aires nel 1985.
Cosa possiamo imprare da questa storia?
Le buone idee vengono sempre cercando di risolvere problemi concreti
Non nascono "dalla teoria" ma da un impedimento e ancora più spesso da un ossessione. Il cui obiettivo è migliorare la nostra vita o quella di qualcuno che ci sta particolarmente a cuore.
Se aiutiamo le altre persone fare quello che facevano prima ma nella metà del tempo e senza sporcarsi le mani: ecco, noi siamo degli innovatori.
Quando crei un nuovo contenuto o una nuova community, parti da un problema da risolvere per qualcuno, non da un'idea teorica che hai in testa.
Le buone idee nascondo quando stai facendo altro
Birò aveva una fissa, voleva risolvere il problema della viscosità, per rendere la sua penna più fluida possibile e l'intuizione gli viene quando stava facendo tutt'altro. Qualcuno potrebbe parlare di serenedipità, cioè quella capacità di rilevare e interpretare correttamente un fenomeno che si è verificato in modo del tutto casuale.
Birò stava guardando dei bambini giocare ma aveva una "domanda aperta" in testa: come faccio a migliorare la viscosità del inchiostro?
Riuscì a vedere quello che altri non vedevano, una penna a sfera in una palla che rotola nel fango, riconducendo subito una situazione completamente avulsa ad un problema su cui si stava arrovellando.
Alcune volte per avere le soluzioni migliori bisogna uscire dall'ufficio e osservare il mondo.
L'idea è inutile se non c'è esecuzione
Birò ci era arrivato vicino, ma non abbastanza, serviva l’ingegno produttivo di Bich. Da buon imprenditore seppe ottimizzare i costi e rendere il prodotto vendibile su larga scala: fino a produrre oltre 100 miliardi di esemplari.
Le idee super innovative sono inutili se le persone non sanno come utilizzarle e soprattutto non sono abbastanza economiche da poter essere sostenibili.
Serve un po’ di genio per trasformare l’idea in un prodotto che il mercato apprezzi.
Altrimenti fanno la fine della penna di Birò: fantastica in teoria ma dimenticata negli scaffali della storia.
Passare da idea a innovazione è un lavoro di squadra.
Il colpo di genio può accadere, ma le grandi invenzioni nascono generalmente attraverso miglioramenti incrementali generati da un gruppo di persone. Come accade nelle community, ognuno porta la sua idea e le sue competenze, guarda il problema da un angolo diverso e vede quello che gli altri prima di lui non vedevano. Spinge l'esperimento un po' più in là e perfeziona tutto il lavoro.
L’idea della pallina di Birò, il miglioramento dell’inchiostro del fratello, Bich che cambia il metodo di produzione, ognuno ha aggiunto il suo pezzettino di genio.
Nessuna idea poteva funzionare da sola ma sommando tutti questi contributi Birò e Bich sono riusciti a rivoluzionare il mondo della scrittura su carta, creando un oggetto che ancora oggi è onnipresente su tutte le nostre scrivanie.
Cosa ho letto questa settimana
Sono d’accordo con David, uno degli skill che un community manager dovrebbe imprare è la sottile arte di guadagnarsi favori. Perchè una volta che qualcuno ti deve un favore puoi redirezionarlo in favore della community. 10 modi veramente utili per diventare un mago della reciprocità.
Noel Flowers pensa che ci sono 3 metriche da tenere in considerazione quando si parla di community: l’engagement, l’impatto sul business, e l’impatto sui team interni all’azienda. Sfortunatamente ci dimentichiamo sempre delle ultime due.
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