La prossima nota
Come trasformare errori, vento contrario e momenti difficili nella materia prima per la tua arte.
Ehilà,
Andy, un membro della mia community internazionale se n’è andato, ed è stato molto triste, ne ho scritto qui. Mentre qui potete leggere i saluti di tutta la community.
Ho finito con i giri per l’Italia, ora basta, si sta un po’ a casa. Tempo da dedicare ai bimbi, alla scrittura e allo sport.
Per me è un periodo di grandissimo cambiamento, sto cercando di capire quale sarà la mia prossima nota, per cui la newsletter di oggi la scrivo principalmente per me. Spero sia utile anche a voi.
Pronti? Vamos.
Negli anni '60, Herbie Hancock suonava il pianoforte con il Miles Davis Quintet in una sala da concerto a Stoccolma, in Svezia. Mentre la band si avvicinava a un momento culminante della canzone So What di Miles, Hancock scrive nella sua autobiografia:
“Proprio mentre Miles sta per lasciarsi andare completamente, prende un respiro. E in quel momento io suono un accordo che è semplicemente sbagliato. Non so nemmeno da dove sia uscito—è l’accordo sbagliato, nel posto sbagliato, e ora rimane lì sospeso come un frutto marcio. Penso: Oh, merda.”
All’epoca poco più che ventenne, Hancock temeva che quell’errore potesse costargli il posto nella band.
"Miles si ferma per una frazione di secondo,” scrive, “e poi suona alcune note che in qualche modo, miracolosamente, fanno sembrare il mio accordo giusto… dando il via a un assolo che ha portato la canzone in una nuova direzione.”
“Quella situazione mi ha insegnato una lezione molto importante, non solo sulla musica, ma sulla vita,” ha detto in seguito Hancock. “Bisogna essere in grado di trasformare situazioni negative in qualcosa di costruttivo—questo è ciò che ho imparato da Miles.”
O, come diceva spesso Miles Davis: “Se suoni una nota sbagliata, è la prossima nota che
suoni a determinare se è buona o cattiva.”
La nota è andata. Hai sbagliato. Non è possibile cambiare quello che è già successo. Ma puoi cambiare quello che succederà.
Come dire, un punto è solo un punto, sta a te capire come giocare la prossima azione.
Come scrisse Jorge Luis Borges:
"Uno scrittore, e credo in generale chiunque, deve pensare che qualsiasi cosa gli accada sia una risorsa. Tutto ci è stato dato per un motivo… Tutto ciò che ci accade, comprese le umiliazioni, le sventure, gli imbarazzi, ci viene dato come materia grezza, come argilla, affinché possiamo modellare la nostra arte."
Io credo che questo modo di pensare sia liberante, perché ti permette di guardare al tuo momento di sconfitta in modo diverso, può diventare materia grezza per modellare la tua arte.
Tutto sta nel cambiare lo sguardo, è questa la parte più difficile dove falliamo tutti. Smettere di vederci solo il male, e iniziare a trattarlo come una possibile risorsa per la nota successiva.
Ok è successo, è andata, cosa di buono posso tirarne fuori?
Lo stesso accade nello sport.
Ad esempio nel Beach Volley (strano che ne parlo sempre eh?) il vento molto forte è la cosa peggiore che ti possa accadere, la palla inizia a prendere traiettorie strane e niente di quello che fai ha un senso. Tocchi appena il pallone e finisce fuori, la palla in ricezione si abbassa all'improvviso e senza possibilità di controllarla.
Tutto molto complicato, a meno che tu inizi a sfruttare il vento in tuo favore. E allora tiri forte quando hai il vento contro, alzi in palleggio a filo rete sapendo che si staccherà, tenti parabole assurde, sapendo che prima o poi la palla finirà dentro il campo.
I giocatori esperti non piagnucolano quando c'è vento ma sanno che anche i loro avversari giocano nelle stesse condizioni e quindi non rimane che batterli sfruttando l'ostacolo a proprio favore.
Come dire, sono in questa situazione di merda, come posso usarla per avere un vantaggio?
lo spiega benissimo:"Ogni svantaggio ha un suo vantaggio" cioè la consapevolezza che proprio quello che non pensavamo potesse accadere oggi, può diventare un’opportunità domani.
Quando ho rotto il menisco quello che sembrava un disastro annunciato, un arresto, una sconfitta, si è trasformato in un trampolino su cui spingermi per praticare il triathlon e tuffarmi lontano.
I migliori atleti, d’altronde, sono quelli che hanno la capacità di vedere un opportunità laddove tutti vedono un ostacolo:
sono i ciclisti che sanno sfruttare il vento invece di percepirlo come un impedimento
sono i tennisti che usano la forza nel colpo dell'avversario per restituire la loro migliore risposta invece di subirne il peso
sono i corridori che quando incontrano il dolore lo abbracciano imparando ad estendere la loro zona di comfort.
Che è un po' quello che dice Roger Federer
I migliori al mondo non sono i migliori perché vincono ogni punto, ma perché sanno che perderanno, ancora e ancora, e hanno imparato ad affrontarlo.
Sanno che quella nota non è l'ultima, sono sicuri che saranno in grado di cambiarla, aggiungendo quel qualcosa che farà sembrare l'accordo giusto.
Le note sbagliate, il vento forte, i momenti difficili, un infortunio, qualcosa che va storto, un amore finito: tutto può diventare materiale per la nota successiva.
E’ tutta materia grezza per la tua arte, ma dipende da ciò che farai accadere dopo.
Quindi? Quale sarà la tua prossima nota?
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Spazi liminali
Il concetto della prossima nota è molto simile a quello che Anne-Laure Le Cunff chiama spazi liminali. Uno spazio che sta nel mezzo, tra un cambiamento e l’altro. E’ quel luogo di “transizione”, di passaggio: un corridoio, una sala d’attesa, la stanza vuota dei bambini.
Perdere un lavoro, intraprendere una nuova sfida, prepararsi a lanciare un progetto, scegliere di mettere su famiglia, trasferirsi in un altro paese, attraversare una rivoluzione sociale: i flussi caotici del mondo ci portano, prima o poi, a camminare attraverso spazi di transizione nel corso della vita. Questi sono spazi liminali.
La creatività liminale nasce proprio lì, da idee nuove che emergono dall’ignoto, da identità che si trasformano affrontando le sfide, da innovazioni che prendono forma nel pieno del caos, da nuovi inizi che si costruiscono sulle rovine dei fallimenti.
Uno spazio liminale è il posto giusto per far emergere la creatività. E’ la materia grezza per la note successiva
Finire quello che iniziamo è sopravvalutato
Mentre scrivo queste parole mi rendo conto di agire l’effetto Zeigarnik ogni volta che scrivo la mia newsletter della domenica: non è mai un processo rapido o lineare, la lascio lì, incompiuta, la inizio a scrivere mercoledì/giovedì e la finisco sabato (…e proprio adesso come in Spaceballs Dark Helmet guarda in VHS la scena che sta registrando in quel momento, mi accorgo di star scrivendo di ciò che sto facendo 😅), ed è proprio in quei giorni “sospesi”, in quel vuoto, che mi arrivano le idee migliori: qualcosa dentro di me continua a lavorare in silenzio, a intrecciare fili invisibili, è come lasciare una finestra aperta nella mente: l’aria entra, le connessioni si formano da sole e spesso mi sorprendo dei collegamenti inaspettati che faccio.
Che bello quello che scrive Elisa, è verissimo! Faccio anche io la stessa cosa con la mia newsletter ma soprattutto con gli speech. Se parto 1 mese prima a prepararlo diventa un filtro con cui setacciare tutto quello che mi succede. Tutto diventa possibile materiale per la mia presentazione.
Tutto ciò che accade ci viene dato come argilla da trasformare
Avevo bisogno di leggere quello che scrivi, che raccontato così ha una forza persuasoria ancora più forte di come lo avessi detto io.
Ed è proprio così, non concentrarsi sul problema o sull'errore, ci permette di avere la mente libera di concentrarsi sulla soluzione.
Grazie Alessio
Complimenti per l'articolo e, nonostante alcune volte ci si dispera per l'errore commesso o l'insuccesso ottenuto in realtà, è verissimo che s'impara soltanto dai propri errori, bisogna saperli individuare e successivamente correggere il tiro. Buon pomeriggio!