Come fare in modo che tutti remino nella stessa direzione
Allineare lo scopo personale e quello della community
Ehilà,
ho parlato con alcuni di voi queste settimane, è stato veramente divertente ascoltare storie di community. Ho altre call organizzate nei prossimi gg, come vi dicevo l’ultima volta se volete fare due chiacchere con me rispondete pure a questa e-mail.
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L’altro giorno sono stato ospite ad un podcast chiamato “Community Things” (link nella prossima news) quando mi hanno chiesto quali sono le leve che fanno crescere una community non ho potuto fare a meno di citare lo scopo. Quindi di scopo personale e comunitario parliamo in questa news.
Pronti? Vamos
Ero a pranzo con un imprenditore l'altro giorno che mi confidava "Ho lavorato un sacco sulla definizione dello scopo della mia azienda, l'ho scritto nero su bianco. Anzi di più.. ho scritto i nostri valori sul muro così possano leggerli tutti. Ma non mi seguono.. mi sento da solo in questa cosa. Alessio, come si fa a fare in modo che tutti remino nella stessa direzione?"
Eh bella domanda, sicuramente non credo che questa sia la strada migliore.
Certo, come imprenditore, manager o creatore di community, devi cercare di capire i valori e lo scopo che sta dietro il tuo lavoro.
Ma non basta.
Se ti limiti a questo e cerchi di imporre la tua visione alla tua community, non funziona.
Diventa un obiettivo finto, dettato dal alto. Puoi farlo per un risultato di vendita o di produzione, ma non per una questione così delicata come lo scopo.
Lo scopo di una community è vero se è condiviso da tutti, se è sentito da tutti, se tutti lo sentono come un'urgenza.
Sicuramente non è un bel motto che scriviamo nel forum o in un cartello appeso al muro in ufficio. Lascia il tempo che trova.
Ma come faccio a fare in modo che lo scopo di una community non sia artificiale e imposto? E magari condiviso da tutti quelli che partecipano?
Come diceva John Nash, che ha rivoluzionato l'economia con i suoi studi di matematica applicata alla teoria dei giochi:
𝘪𝘭 𝘮𝘪𝘨𝘭𝘪𝘰𝘳 𝘳𝘪𝘴𝘶𝘭𝘵𝘢𝘵𝘰 𝘴𝘪 𝘰𝘵𝘵𝘪𝘦𝘯𝘦 𝘲𝘶𝘢𝘯𝘥𝘰 𝘰𝘨𝘯𝘪 𝘤𝘰𝘮𝘱𝘰𝘯𝘦𝘯𝘵𝘦 𝘥𝘦𝘭 𝘨𝘳𝘶𝘱𝘱𝘰 𝘧𝘢 𝘤𝘪𝘰̀ 𝘤𝘩𝘦 𝘦̀ 𝘮𝘦𝘨𝘭𝘪𝘰 𝘱𝘦𝘳 𝘴𝘦́ 𝘦 𝘱𝘦𝘳 𝘪𝘭 𝘨𝘳𝘶𝘱𝘱𝘰"
Questa è la chiave.
Per ottenere il miglior risultato ci deve essere questa sovrapposizione.
Dove ognuno fa ciò che è meglio per sé E per il gruppo.
Più quello che io voglio raggiungere coincide con l'obiettivo del gruppo, più questa cosa funziona.
Ti faccio qualche esempio.
Il valore della community nella mia azienda è centrale, ne abbiamo costruite due intorno ad essa, fatte di clienti e utenti. Inoltre ci sforziamo tutti i giorni di vivere l'azienda come una community. Con le stesse dinamiche e e modi di lavorare molto simili.
Beh puoi capire come il mio scopo personale sia molto allineato con lo scopo della mia azienda, nel momento in cui io lavoro per raggiungere i miei obiettivi personali in verità sto lavorando anche per quelli aziendali.
Invece, quando un individuo si concentra solo sulla propria carriera o i propri interessi, e questi sono completamente disallineati con il resto, prima o poi andrà male. Perché non è uno che lavora per il team, non gioca di squadra e non farà gli interessi del gruppo.
Oppure, quando due membri del team si focalizzano unicamente sui loro scopi personali entrando in competizione, dimenticando il bene collettivo, ne risulterà solo una competizione fra due risorse a discapito degli obiettivi generali.
Se hai capito questo concetto è chiaro perché il discorso iniziale del imprenditore sia fallimentare, se definiamo lo scopo di una community senza tenere conto delle motivazioni delle persone non funzionerà nulla.
Come dice Nash, è matematica!
All’interno di un gruppo non è sempre così intuitivo riconoscere che il migliore risultato (punto di equilibrio) si ottiene perseguendo contemporaneamente sia l’interesse del singolo che quello comune. Anzi, per alcuni ciò può sembrare controproducente.
Nella mia esperienza invece trovare questo punto di equilibrio è fondamentale.
Ti faccio un altro esempio di community.
Se sono un programmatore alle prime armi e quello che mi interessa è "imparare una nuova tecnologia per diventare un dev migliore" e lo scopo della community è "formare tutti su questa nuova tecnologia" beh i due obiettivi coincidono.
Se io sono un neo-manager, il mio scopo personale è "crescere professionalmente acquisendo ad esempio tutti gli skill che servono per gestire bene il team" e lo scopo della community è "condividere esperienze tra manager, far conoscere manager fra loro, creare contenuti utili a manager" beh i due scopi si allineano di nuovo.
Per cui io come membro della community cercherò:
di contribuire per quello che posso
di far crescere gli altri
di portare il mio contributo
di partecipare a tutte le iniziative possibili.
Il segreto è capire cosa motiva davvero le persone (ho scritto molto a riguardo sul mio blog) e cercare di allineare questa motivazione con lo scopo generale della community (o dell'azienda).
Il modo più pratico che ho trovato è:
Fare domande. Perché sei qua? Cosa vuoi ottenere? Che obiettivi hai sul lungo periodo?
Osservare come si comportano. Cosa li accende? In cosa si buttano a capofitto? Come reagiscono alle iniziatiche che proponi?
Metterli alla prova. Se dò un compito da portare avanti con che qualità lo fa? Lo fa contenta o lo vede come un peso? La appassiona?
Non è facile trovarlo, perché spesso non è chiaro nemmeno ai diretti interessati :-)
Ma la chiave di volta è semplice, per far remare tutti nella stessa direzione devi allineare lo scopo personale e quello della community
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📚 Link interessanti della settimana
- sostiene che la morte della musica si combatte costruendo una community attorno
Più gli artisti si dimostrano capaci di appropriarsi del rapporto con la propria audience, creando community intorno i propri contenuti, e più riescono a catturare il valore rimasto nella musica, sottraendolo agli intermediari con cui hanno a che fare, dalle case discografiche fino alle piattaforme
- dice che la community è ormai fondamentale nel funnel della generazione Z.
Il 54% di essi, infatti, afferma che i loro brand preferiti li fanno sentire parte di una community e questa è forse la lezione più significativa. Insomma, i più giovani non cercano solo prodotti, ma un senso di appartenenza e connessione, e non è un caso che i marchi più virtuosi siano quelli in grado di creare esperienze immersive, eventi e piattaforme che permettono ai consumatori di sentirsi parte di qualcosa di più grande e che vanno oltre il semplice prodotto
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