Ehilà,
secondo te le community vanno in ferie? Abbassano la saracinesca durante il periodo estivo e non hanno più voglia di leggere quello che scrivi? Secondo me no.
Per cui questa volta voglio essere ostinato e continuerò a scrivere.
Siccome siamo in periodo olimpiadi e sono un grande fan della pallavolo (ho giocato almeno 15 anni da ragazzo) vorrei affrontare un tema a me molto caro.
Pronti? Vamos
Mi capita spesso, nelle community o in azienda, che qualcuno se ne esca con qualche domanda ovvia, perché ultimo arrivato/a o semplicemente perché nuovo all'argomento.
Ovviamente senti subito i soliti commenti dei veterani "eh ma che domanda eh? È facile"
Ecco, dire "è facile" è la cosa peggiore che puoi dire a qualcuno che sta imparando.
Lo umili, lo blocchi e azzeri ogni suo stimolo a imparare o fare altre domande.
Il grande Julio Velasco dice spesso:
Non esistono le cose facili o difficili. Esiste quello che so fare e quello che non so fare.
Sembra un concetto banale ma è di una potenza incredibile.
Ogni volta che sento giudizi o critiche verso i "nuovi" ripenso a questa frase e a tutte quelle situazioni in cui ero io quello che non sapeva fare nulla.
Diciamolo chiaramente, il problema non è l'incapacità dei nuovi ma la pigrizia di chi sa già e non ha voglia di spiegare e aiutare. Gli esperti vogliono parlare con un loro "pari" e pretendono di dare le cose per scontato. E allora arriva quella frase deleteria del "spostati faccio io" oppure "ma è ovvio come fai a non saperlo?".
Ovvio il cavolo aggiungo io! Perché se è ovvio per te lo deve essere anche per me?
Anche perché "il non saper fare" è una situazione spesso momentanea, dura un mese, un'anno, poi generalmente finisce.
Per cui attenzione a come trattiamo gli inesperti, perché se studiano e si impegnano domani potrebbero superarci e diventare i nostri nuovi maestri. Con il rischio di subire la legge del contrappasso.
Aver chiara questa massima "non esistono le cose facili o difficili" significa far calare su di sé una grande dose di umiltà, di empatia e compassione nei confronti dell'altro.
Perché tutti noi ci siamo trovati in situazioni "per noi" difficili, ma ce lo scordiamo troppo velocemente quando vediamo gli altri nella stessa situazione.
Per cui secondo me un bravo leader (ma anche solo un compagno di team) fa queste tre cose molto bene:
Non giudica mai, ma accetta che gli altri non siano capaci
Aiuta a far fare, non a fare (con il classico "spostati")
Rende facili le cose difficili. Spiana, agevola e incita.
Se ti vuoi godere il mitico Julio di qualche anno fa, ecco il video completo:
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Grandissimo Julio Velasco ❤️
Questa newsletter mi risuona particolarmente. Nella community che gestisco da tempo sentiamo voci di corridoio dei membri storici che non interagiscono più perché per loro il livello della conversazione si è abbassato visto che sono entrati numerosissimi principianti negli ultimi anni. È legittimo che un membro più esperto non si identifichi più nel naturale cambiamento di quella che è a tutti gli effetti un'entità organica. Ma la cosa che per me e gli altri mod è estremamente frustrante è che quelli che si lamentano dovrebbero essere i primi, dall'alto della loro esperienza, a guidare i nuovi membri. Invece notiamo un atteggiamento snob di un circolo di eletti, mentre da parte nostra lo spirito con cui guidiamo la community non è mutato nel tempo, sempre improntato sui valori di condivisione e supporto reciproco. Come modo, sentirsi addossati questa sorta di responsabilità senza un aiuto concreto da parte di quelli che ci criticano e che un tempo costituivano la nervatura della community ci fa molto dispiacere ma anche un po' arrabbiare.
PS: leggere questa newsletter il giorno dopo che le Azzurre ci hanno regalato un meraviglioso oro a Parigi ha tutto un altro sapore. ❤️