Ehilà,
sinceramente non faccio molto caso al giorno in cui invio questa newsletter, quando ho qualcosa da dire scrivo e invio. Secondo me non esiste un giorno migliore o peggiore, esiste solo una newsletter che valga la pena essere letta.
Se quello che scrivi non frega niente a nessuno, non c’è trick che tenga.
Oggi si parla di fuori pista, e siccome a mi piace molto sciare, il tema di oggi mi sta molto a cuore.
Pronti? Vamos
Ho scoperto una cosa stranissima del tiro con l'arco.
Nel tiro con l'arco, la freccia quando vola ha un comportamento aerodinamico sorprendentemente metaforico.
Non ha la linearità della pallottola o quella di una palla da beach volley, che ha uno spin che ne aumenta la velocità di rotazione, stabilizzando la traiettoria.
No, niente di tutto questo, la freccia, quando scoccata, inizia a dimenarsi come se fosse dotata di vita propria, prima ancora di lasciare l'arco.
Quando l'arciere lascia la corda viene concentrata una forza applicata sulla parte posteriore della freccia, una forza che la fa incurvare.
Curvandosi, la freccia non punta più dritta ma a sinistra.
Ma dato che appunto viene flessa dalla corda, inizia a flettere anche dall'altra parte.
Praticamente se guardi la punta della freccia, questa va a sinistra e a destra di continuo.
Per tutta la durata del suo viaggio, da quando viene scoccata fino a quando si conficca nel bersaglio, fa continuamente questo cambio di direzione sinistra-destra, sinistra-destra.
Mauro Berruto lo chiama il paradosso dell'arciere.
La freccia ci ricorda che un bersaglio non si raggiunge in modo lineare ma a scatti, ci sono dei momenti in cui ci stiamo allontanando dall'obiettivo, altri in cui ci riallineiamo.
È così in generale anche nella vita: non si centra il bersaglio senza saper uscire dalla traiettoria ideale.
Anche perché una vera traiettoria ideale non c'è.
C’è un’intervista di Cesare Cremonini che mi è rimasta molto impressa. Egli ricorda che dopo i Lunapop, quando ha intrapreso la carriera da solista, ai suoi concerti non ci andava praticamente nessuno.
Ve lo immaginate? Dopo il clamoroso successo della 50 Special, tutti se ne vanno.
Cesare racconta amaramente di un decennio di fallimenti, di sale vuote e della tentazione di mollare tutto.
Ma racconta anche un’altra cosa, dice che nella vita certe volte andare fuori pista significa andare dritti. Quando conosciamo noi stessi, la nostra cornice culturale, come la chiama lui, dobbiamo seguirla. Non importa se ci sembra di andare fuori strada di non puntare al bersaglio che ci eravamo prefissati.
Dobbiamo avere il coraggio di andare fuori pista per andare dritti.
Perché poi tutto si muove, tutto ritorna. Quella pista, quella battuta dai gatti delle nevi, che ci sembrava la migliore per noi… non lo è più.
La bravissima
dice cheA volte bisogna lasciare andare via i sogni di un tempo passato per poter davvero trovare qualcosa che possa renderci concretamente felici. Imparare, per l’appunto, a mollare. Che non è un segno di sconfitta o debolezza, ma di maturità e di coraggio. Perché lasciare andare via (sogni, aspettative, persone, emozioni) è tremendamente difficile e complesso. Significa anche accettare di sentirsi un po’ più soli e fragili.
Ma soprattutto accettare che i piani possono cambiare, che ci sono traiettorie (come quelle della freccia) non prevedibili, che quello che pensavamo fosse perfetto per noi, forse in fondo non lo era realmente. Liberarci dell’ideale che volevamo a tutti i costi raggiungere e iniziare ad amarci di più per quello che siamo.
Non è detto che se la nostra traiettoria punta a sinistra e poi a destra allora non arriveremo a bersaglio. Non è detto che quel semaforo rosso quel fallimento, quello sbaglio, non ci porti invece dritto dritto dove la vita vuole portarci.
Forse invece ci viene richiesto proprio questo.
Imparare a gestire un percorso non lineare, situazioni non allenabili, o meglio situazioni che non possiamo sapere se si presenteranno.
Situazioni che sembra ci stiano allontanando, che puntano la nostra vita e la nostra esistenza completamente in un'altra direzione, magari proprio in quella che non volevamo.
E poi invece cambia qualcosa…
Succede che si riallinea tutto e si scopre che la traiettoria che dovevamo fare era proprio quella, non quella precisa e perfetta che avevamo in testa.
Ma una traiettoria curva, per centrare il bersaglio.
Un fuori pista per andare dritti.
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Da arciere dilettante, ho apprezzato la metafora. E ti dico che la apprezzerai ancora di più se vedi le scene di animazione dello scaglio della freccia ne La principessa Mononoke di Miyazaki, dove in pochi fotogrammi viene rappresentata perfettamente la traiettoria impazzita ma lineare.