Siamo abituati a creare contenuti, non a connettere
Se crei solo contenuti educazionali, non stai costruendo una community. Stai solo riempiendo spazi vuoti.
Ehilà,
qualche giorno fa sono stato intervistato dalla bravissima
, ne è venuto fuori un piccolo podcast che lei ha confezionato alla perfezione.Tra le altre cose:
Mercoledì sono stato a parlare al Community Leader Summit di Airbnb con un centinaio di community manager da tutti Italia (Grazie ancora Sara del invito!)
Domenica faccio la prima tappa del mio primo torneo Aibvc di beach volley a squadre. Una bella soddisfazione dopo i tanti tornei fatti questa estate e quello che scrivevo un anno fa sul fatto di non essere capace.
Eh niente la newsletter sul perchè scrivere una newsletter ha fatto il botto, ma me ne sono accorto solo ora :-\ oltre 40 commenti, 117 like e 21 restack ma soprattutto un commento che vale oro. Grazie
(anche di Ugolize l’ha consigliata!)
Ma oggi vorrei parlare di tutt’altro.
Pronti? Vamos!
Un mio amico community manager si stava spaccando la schiena per coinvolgere il suo pubblico, ma i risultati non arrivavano.
Quando mi ha raccontato di questa sua difficoltà sono partito subito da analizzare le discussioni del suo gruppo e piano piano mi sono accorto che il problema:
Non erano le persone, che in verità erano abbastanza attive
Non era lui come community manager, si stava facendo un mazzo tanto
Non era la piattaforma usata, molto ben strutturata e facile da usare.
Il problema erano i contenuti che venivano creati.
Sfortunatamente veniamo un po' tutti dal mondo dei social e siamo portati a creare contenuti che io chiamo "educazionali" cioè i classici spiegoni, "come si fa quello" o "come si fa questo". Parliamoci chiaro, sono molto utili e magari danno anche tanto valore, ma spesso non bastano.
Sai perché?
Perché sono creati per "consumare" e non per "connettere", cioè rispondono magari a un problema o ad un esigenza ma non sfruttano il potenziale vero della community: cioè l'unione e la condivisione di punti di vista molteplici, esperienze e soluzioni.
Ti faccio un esempio classico, voglio "mangiare meglio" e per farlo devo imparare a cucinare.
Qual’è la strada "contenuto classico"? Faccio un corso di cucina, dal vivo oppure online.
Mi iscrivo, seguo le lezioni, provo a casa, poi mi riguardo la lezione e riprovo. Punto. Risolve il mio problema? Certo.
E la strada della "community"? Frequento un gruppo di cuochi provetti come me che si stanno mettendo alla prova su alcune ricette.
Mi iscrivo, racconto i miei problemi e loro mi danno le loro risposte, condividendo con me i loro fallimenti e quello che hanno imparato. Magari ci vediamo anche dal vivo in un laboratorio di cucina, facciamo amicizia, assaggiamo i piatti degli altri.
C'è un bravissimo "cuoco istruttore" che ci fa lavorare a coppie o a gruppi e uscendo dal corso ci andiamo a bere qualcosa insieme.
Questo secondo me è il modus operando "community", ti è un po' più chiara la differenza?
I contenuti giusti per la tua community non sono SOLO quelli che avresti potuto scrivere in un post sui social o in un blog.
Una community funziona al suo massimo quando sfrutta tutti i vantaggi che SOLO una community può dare.
Ti faccio altri due esempi.
Mettiamo che tu voglia diventare un nerd e capire come proteggere la tua casa/azienda da attacchi ransomware
"Modalità Contenuto": Leggi un articolo di Aranzulla "10 modi per difendermi dagli hacker"
"Modalità Community": Chiedi consiglio a un gruppo di professionisti dell'IT e cybersecurity sulle best practice da adottare (Ciao ciao Eroi Digitali!)
Mettiamo che vuoi imparare a giocare a beach volley (guarda caso!)
"Modalità Contenuto": Guardi tutti i video youtube che trovi e inizi a fare esercizi
"Modalità Community": Ti iscrivi ad un gruppo di allenamento, inizi a chiedere consigli sulla tua tecnica e guardi gli altri come fanno. Vai a bere una birra post partita e parli tutta la serata di Beach :-)
Tutto chiaro?
Se vuoi creare una community devi cambiare approccio, passare da un contenuto classico che può essere "consumato" in solitaria ad uno che connette le persone insieme, fa partire dibattiti, raccogliere molteplici esperienze e punti di vista.
Solo così potrai far emergere il valore che un gruppo di persone è in grado di creare e sfruttare il vero vantaggio di avere una community.
p.s. Nella prossima uscita racconterò come si creano contenuti che connettono e quali sono le loro principali caratteristiche. Se non sei ancora iscritto/a clicca qui
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su come NON diventare un Personal Brand.Don’t be an influencer, don’t be a YouTuber, don’t be a Personal Brand.
Be you, but in a place where your work can be discovered, followed and supported.
Right now and for the foreseeable future, that’s on the internet.Dan Koe - “The Death Of The Personal Brand (& The Future Of Creative Work)”
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proprio su questo tema
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Grazie per queste parole, Alessio! Mi hai fatto sentire un po’ meno solo. Finora ho scritto pochi articoli, ma abbastanza da farmi un’idea più chiara. Ho notato che, se i titoli riescono a suscitare curiosità o promettono di risolvere un problema, il contenuto può spaziare liberamente, purché rimanga coerente con la promessa fatta. Anzi, è quasi indispensabile. Alla fine, sembra che gli articoli che funzionano meglio siano quelli in cui condividiamo una parte autentica di noi stessi, anziché limitarci a proporre una lista di passaggi da seguire o i classici “10 modi per…”. Non dobbiamo mai dimenticare che dietro le statistiche ci sono persone, non numeri. E le persone cercano connessione, non solo informazioni.
Questa è stata davvero una mail illuminante! Grazie mille!